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Dotgirl

MASSIMO DUTTI SS18 – SEE NOW BUY NOW (BACKSTAGE)

4 Febbraio 2018 da Bimbi

Una magia, una vera e propria esperienza estetica, una nuova e vibrante percezione; questo e molto altro ancora nella collezione di Massimo Dutti primavera estate 2018.
L’esclusiva e speciale collezione in limited edition “SEE NOW BUY NOW”, è stata presentata a Parigi, presso il maestoso Palais De Tokio. Un casting che lascia senza fiato quello scelto dal brand, un tributo allo spirito unico di un uomo e una donna dall’anima contemporanea che condizionano la tendenza più globale a favore di nuove fonti di ispirazione.
Linee morbide e raffinate, discrete combinazioni cromatiche. Dutti veste una donna che respira un’ eleganza senza pretese e che ha una grande attenzione al comfort e alla sobrità.
Semplice, puro e d’avanguardia. Un mix versatile e perfetto per ogni momento della giornata I tessuti sono freschi e i colori ton sur ton. Un’estetica casual e rilassata per l’uomo di Massimo Dutti .

PHOTO TOMMY TON

 

MASSIMO DUTTI

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  HARD ROCK INTERNATIONAL LANCIA LA CAMPAGNA RETAIL “THIS IS MY JOURNEY”

14 Agosto 2017 da Bimbi

Tutto ebbe inizio con la chitarra di Eric Clepton, ma poi col tempo, il notissimo brand internazionale Hard Rock Cafè, vanta con enorme orgoglio la più grande collezione di cimeli musicali esistente esposta al pubblico nelle sedi di tutto il mondo. Ma Hard Rock Cafè, è anche famoso per il noto merchandising, “fashion” e “music-related”, come location per eventi Hard Rock Live e il premiato sito web. Abitudine quasi per tutti noi, è quella di comprare infatti una t-shirt o un gadget firmato Hard Rock Cafè che ci ricordi di quella città o comunque di quel posto speciale che abbiamo visitato.
A proposito di t-shirt (le mie preferite), il brand lancia la nuova campagna Retail “THIS IS MY JOURNEY”. Cinque nuovi item in limited edition per l’estate uomo e donna pensati e ideati per un look da perfetto viaggiatore. In vendita in Italia nei Rock Shop  degli Hard Cafè di Roma, Venezia e Firenze, ogni singolo pezzo della capsule collection “My Journey” è facile e pratico, perfetto da indossare in svariate occasioni. Con lo stile “My Journey” il brand intende comunicare ai fan che quello che conta è il viaggio e non la destinazione.
Gli item della linea comprendono t-shirt, polo a maniche lunghe e altri capi di abbigliamento facili da indossare, comodi e adatti a tutte le esigenze. La linea “This Is My Journey” è la seconda fase della serie “My Hard Rock” che invita gli appassionati ad abbracciare con spensieratezza ed ironia  lo stile Hard Rock.
 ♥

“My Journey è pensata per tutto quelle persone che amano la musica, la moda, il viaggio”, ha dichiarato Shailyne Berges, direttore marketing internazionale di Hard Rock Cafe. “La nostra nuova linea è elegante e confortevole per consentire agli appassionati di Hard Rock di soddisfare il loro desiderio di avventura per tutta l’estate, come se stessero vivendo un tour”.
Per vedere la linea completa di merchandise “My Journey” e acquistare al Rock Shop online, visita il sito: www.rockshop.hardrock.com.
♥
A volte il caso è davvero strano… a fine luglio, durante il mio soggiorno a Chiang Mai (Thailandia) nello store Hard Rock, mi è subito scappato l’occhio su una di queste t-shirt… allora non sapevo ancora nulla della capsule collection… Poi rientro a casa, leggo le mail e… che bella coincidenza <3
 ♥

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LE FAVOLE MODERNE DI BAD DEAL – S/S 2017

3 Giugno 2017 da Bimbi

Se la prima collezione è stata un viaggio frenetico senza tempo sotto i tombini della metropolitana, questa seconda collezione racconta due storie totalmente in contrasto e apparentemente inavvicinabili. “Bad Deal” ( il brand italiano che nasce dal dialogo tra arte e moda), prende la sua ispirazione dalla natura in città: una “storia grafica” racconta un pomeriggio in un parco di periferia, mentre l’altra storia di fantasia continua il filone della precedente collezione AI-2016-17. Balene che spruzzano vernice, orsetti di miele che attirano mosche, un cane che ha mangiato un pò troppo, un unicorno tatuato, diventano i protagonisti di questa sorta di “favola moderna”. Questa collezione vuole essere connubio tra la bellezza della natura (che si esprime nella semplicità di un papavero nato tra i marciapiedi più aridi della città) e lo sporco della città. Un contrasto forte e affascinante quello che Marina Rubini e l’affermato Street Artist  Zoow24 hanno voluto evidenziare in questa collezione, che vuole essere un atto d’amore verso la Natura; natura protagonista indiscussa dei nostri giorni, l’unica in grado di rompere le regole per poi riscriverle.
Colori iper vitaminici come il giallo e il verde, affiancano colori come rosa shocking e rosa cipria, blu oceano e azzurro ghiaccio. Tagli oversize continuano il filone della moda “no gender”, ricami, patch e decorazioni effetto bomboletta spray e dettagli unici e ricercati, conferiscono ad ogni singolo capo una vera e propria esclusività!

 

 

BAD DEAL

 

 

 

 

 

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GIANFRANCO FERRÉ – UN RACCONTO NEI DISEGNI

26 Maggio 2017 da Bimbi

Lo stile unico di Ferré in mostra a Cremona

Lo ricordiamo tutti come “l’architetto della moda”, anche se a lui, Gianfranco Ferré (1944-2007), quell’appellativo stava stretto. Nonostante la sua formazione accademica infatti – si era laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1969 – Ferré non amava essere definito in questo modo: «la definizione di “architetto della moda”, che, confesso, qualche volta mi va un po’ stretta perché mi insegue dall’inizio della mia carriera e soprattutto perché sottolinea maggiormente l’aspetto logico-razionale del mio lavoro, adombrandone invece la componente di passione, di fascinazione e di incanto, indispensabile per completare la determinazione progettuale».

 

Eppure, come dimenticare quegli abiti dalla progettualità perfetta: invenzioni sartoriali che, pur non mancando di riflettere la fantasia e la vivacità creativa dello stilista, lasciavano comunque affiorare un accurato lavoro di analisi e di studio del corpo femminile, insieme ad una attenta ricerca di materiali, forme e colori che al quel corpo dovevano adattarsi. Creazioni che erano ‘macchine’ perfette, adatte ad enfatizzare in maniera superba le spalle, il punto seno e il punto vita delle modelle che sfilavano nelle fulgide passarelle milanesi – erano gli anni operosi di Gianni Versace, per citare uno dei colleghi più illustri dello stilista – per la sua maison e per la casa di moda francese Christian Dior (di cui Ferré assunse la direzione artistica dal 1989 fino alla sua scomparsa)

 

Documenti preziosi, testimoni del suo modus operandi, sono i disegni a cui Ferré affidava la sua inventiva e il suo estro. Schizzi e studi che, a volte accurati, altre volte veloci e con tratti stilizzati, sono testimonianze salienti dello stile unico di Ferré: le mannequin tracciate con insuperabile sicurezza con pennarelli colorati su fogli di cartoncino, non solo dovevano rilasciare l’idea fattuale del capo così come doveva essere realizzato – affinché il disegno rilasciasse una idea precisa della creazione lo stilista spesso non rinunciava ad applicare sulla carta campioni di tessuto o di altri materiali come se fossero dei meticolosi collage – ma, attraverso il movimento delle figure, esprimevano e suggerivano uno stile che era indicazione chiara e precisa di attitude.
 
Occasione imperdibile per ammirare i disegni che Ferré ha realizzato durante tutta la sua carriera è la mostra Gianfranco Ferré. Moda: un racconto nei disegni, inaugurata lo scorso 21 aprile presso il Centro Culturale Santa Maria della Pietà di Cremona (fino al 18 giugno 2017). L’esposizione, curata da Rita Airaghi, direttrice della Fondazione Gianfranco Ferré e organizzata dal Comune di Cremona, espone circa cento tra schizzi e disegni realizzati dallo stilista, insieme ad alcuni capi che sono esempio chiaro della trasposizione fattuale del disegno nel prodotto sartoriale.
Domenico Lo Presti Raimondi
 
Gianfranco Ferré. Moda: un racconto nei disegni
Centro Culturale Santa Maria Della Pietà, Piazza Giovanni XXIII, Cremona
dal 21 aprile al 18 giugno 2017 dal martedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00; sabato e domenica dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 18:00 ingresso libero per info: tel. 02 36580109 Fondazione Gianfranco Ferré; tel. 0372 407230 Comune di Cremona

 

 

 

 

 

 

 

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TIM WALKER PER IL CALENDARIO PIRELLI 2018

7 Maggio 2017 da Bimbi

Saranno firmate da Tim Walker, le foto del nuovo calendario Pirelli 2018. L’artista inglese, considerato tra i fotografi di moda più originali e talentuosi, scandirà il passare dei mesi con il suo gusto unico, raffinato e surreale.

Da 50 anni “The Cal” continua ad interpretare ed anticipare nuove tendenze. Immagini senza tempo che si mischiano perfettamente tra passato, presente e futuro e che vanno bel oltre il campo della moda e del glamour.
Queste alcune delle immagini di portfolio dell’artista e il suo ritratto.

♥ ♥ ♥

IL CALENDARIO PIRELLI RACCONTATO DA PHILIPPE DAVERIO

E’ impossibile dimenticarseli, certi protagonisti dell’industria italiana. Soprattutto quelli della Pirelli. Alberto Pirelli che vedevo tornare nella sua casa fuori Varese, la villa detta “La Biblioteca”, lui che fu il delegato economico al trattato di Versailles che chiudeva nel 1919 la Prima Guerra Mondiale e fu poi l’inventore dell’Istituto per il Commercio Estero. Era stato il primo italiano a volare, nel 1908 a Le Mans con Wright. I suoi figli, Leopoldo capo d’impresa e Giovanni a lui maggiore d’età, comandante partigiano e scrittore, marito di una straordinaria artista visiva, Marinella, che si occupava di video quando neppure esisteva ancora la parola per definire questa nuova forma d’arte. Capi d’impresa che sognavano la modernità e diedero a Gio Ponti e a Pier Luigi Nervi l’incarico nell’immediato dopoguerra di costruire uno dei più alti grattacieli d’Europa, dove allora si pensava di porre all’ultimo piano un museo aziendale. Non da meno erano le personalità della dirigenza. I milanesi non possono dimenticare Guido Venosta, sposato con Carla la protagonista del design italiano, lui che dirigeva la Pirelli londinese negli anni del dopoguerra. Noto per la sua sottile quanto eccentrica eleganza, formato fra Oxford e Cambridge, tornò in Italia a presiedere l’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro, portandosi a casa l’esperienza del fund raising anglosassone. E’ nella fantasia apparentemente sommessa e nell’understatement milanese che sorgevano esperimenti inattesi, anche nel turbinoso mondo della comunicazione. Esperimenti proseguiti nel tempo e che ancora oggi sono un tratto caratteristico della Pirelli.

Il Calendario, a suo modo, ne è un esempio: nacque sul Tamigi negli anni magici della Swinging London, quando i capelli dei ragazzi si stavano allungando e le gonne delle ragazze si stavano accorciando. L’Inghilterra usciva dall’austerità postbellica della ricostruzione e lo faceva scoprendo libertà e gioia di vivere. Il costume britannico si liberava dai rigori della upper class e si faceva giovanile e spregiudicato. La sanzione linguistica dello swinging venne allora dall’intramontabile Diana Vreeland, nata parigina ma anglo americana da jet set e diventata guru newyorchese di Vogue e Harper’s Bazaar. All’opposto suo della barriera sociale, Mary Quant, figlia di due insegnanti cresciuti nell’ambiente dei minatori del Galles, aveva nella sua bottega di King’s Road sancito il successo della minigonna come simbolo trasversale delle classi sociali.

Oggi si dibatte sulla genesi dell’accorciamento che fece girare la testa ai ragazzi e l’orientamento agli orologi della storia. André Courrèges già s’era mosso prima in quella augusta direzione, ma lo fece fra i lussi delle sfilate parigine, e la signora Marit Allen lo aveva ripreso nei suoi vestiti di scena per il cinema americano, ma l’esplosione popolare d’una mutazione radicale del gusto fu sancita dai giovani di Londra, non dagli eleganti parigini. Lo stesso concetto di pop che divenne in seguito Pop Art ed ebbe la sua consacrazione americana nella Biennale di Venezia del 1964, aveva invero germogliato in quella Londra lì sin dalla fine degli anni ’40 con le anticipazioni di Eduardo Paolozzi, edimburghese figlio di immigrati italiani e compagno d’impresa di Richard Hamilton nella fondazione dell’Indipendent Group. La vitalità del sovvertimento sociale della vecchia Britannia trascinava l’Occidente in una direzione di rinnovamento.

Furono riassunti genialmente quegli anni da Blow Up di Michelangelo Antonioni, quella pellicola magica e metafisica del 1966 con la supermodella Verushka che trasformò come in un incendio che divampava il mestiere di fotografo di moda in mito dell’Occidente: la modella e la moda erano diventati sinonimi. E la moda non era più appannaggio di pochi ma identità d’una generazione che credeva di forgiare un suo avvenire tutto da sperimentare.

Era la Swinging London anche la Singing London, quella che dai Beatles evolse verso i Rolling Stones fino ai Pink Floyd, musiche dolci o psichedeliche, ironiche o travolgenti, trasmesse spesso dalle prime radio pirata, fra le quali la più nota divenne la Swinging Radio England.

E la prima edizione del Pirelli Calendar fu proprio affidata a Robert Freeman, il fotografo che aveva esaltato l’immagine dei Beatles.

L’abilità del Calendario Pirelli fu quella di assorbire L’esprit du Temps seguendone le mutazioni, anche nelle onde successive. Quando le gonne corte tornarono ad allungarsi per diventare le vesti hippy della Woodstock del 1969, il grande rave che sanciva l’illusione d’una rivoluzione avvenuta, se non nella società, almeno nei costumi, il Calendario come per magia ne sente l’immediata conseguenza.

Sicché in realtà, a riguardarlo oggi nella sua peregrinazione di mezzo secolo, il Calendario diventa un documento formidabile di antropologia culturale attraverso il gioco delle estetiche e degli sguardi, laddove narra la mutazione degli umori, l’evoluzione della percezione non solo del soggetto ma del mondo intero dove opera il fotografo. Intimità, glamour, sogno esotico, scoperta delle geografie della natura, riflessione talvolta quasi romantiche accompagnano il mutare inarrestabile della società occidentale. Il tutto grazie alla rappresentazione delle modelle e dei loro modi, non solo delle loro mode. E gli anni ’60 sono quelli d’una nuova aria di libertà, la decade successiva è quella delle riflessioni; gli anni ’80 sono ruggenti, gli anni ’90 sono quelli nei quali la globalità si afferma. Il secolo nuovo, che sembra non decidersi ad affrontare una sua rinnovata missione, inizia carico di nostalgie e sogni… il Calendario riassunto aiuta a pensarci, in un caleidoscopio dove passato e presente, lontano e vicino convivono.

Philippe Daverio

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